27 mar 2013

NANOPOLITICA

L'Italia è diventata il circo del mondo. Un circo di governanti pagliacci e cittadini acrobati. (Edvania Paes)

Politica, una cosa semplice? Mi sembra di percepire, nei discorsi e nelle discussioni ascoltate in giro, la diffusione di un'idea da considerare pericolosa, e cioè che la politica sia una cosa semplice, una cosa che tutti possono fare e che tutti possono capire.

Anche se ci compiaciamo di considerare questo concetto come altamente democratico, esso è invece del tutto illusorio, semplicistico ed ha favorito l'affacciarsi sull'intricato panorama politico nazionale di nuove figure e personaggi che spesso sotto la ingannevole etichetta della mai chiaramente definita "società civile" agiscono ed operano in politica sovente con approssimazione, senza la minima preparazione culturale e nella più completa ignoranza del dettato repubblicano.

Serve l'esperienza. Ho la netta impressione che nel cercare una risposta alle pressanti richieste di rinnovamento stiamo precipitando velocemente dalla padella nella brace.
Il risultato di questo inedito avvitamento è l'emersione di un nuovo modo "fai-da-te" e cialtronesco di fare politica. La diretta streaming è il nuovo standard della politica italiana, lo streaming è più povero, è apparentemente a disposizione di tutti i cittadini, è senza regia, è tipico dell’era del web. Naturalmente l’idea che la politica debba sempre essere trasparente ha molto a che fare con l’idea illusoria della democrazia tout-court e il tentativo di inquadrare e risolvere i problemi del paese secondo i principi di una democrazia diretta cozza violentemente contro la realtà: infatti, volenti o nolenti, siamo e resteremo ancora per lungo tempo una democrazia rappresentativa.

Il rinnovamento In questa conclamata emergenza nazionale occorrono persone esperte e preparate perchè quelle giovani e nuove forze che da poco risiedono in parlamento e che non sanno rispondere ad elementari domande su chi sia Mario Draghi, o la BCE, o il premier Assad sono semplicemente delle tragiche caricature di coloro che dovrebbero essere delegati a rappresentare davanti alle massime istituzioni gli interessi dei cittadini. Sono stati paragonati a Scientology ma, anche se il paragone è improprio, costoro assomigliano decisamente più ad una setta verticistica e personalizzata che ad una seria organizzazione partitica.

Nella nostra moderna vita sociale nazionale abbiamo assistito al dispiegarsi di politiche di varie carature: siamo partiti con la cosiddetta "grande politica" ovvero quella delle risoluzioni più audaci, quella che comprende le questioni connesse con la fondazione di nuovi Stati, con la lotta per la distruzione, la difesa, la conservazione di determinate strutture organiche economico-sociali.

Successivamente siamo passati a concezioni più prosaiche, ovvero alla "piccola politica" ovvero alla politica del giorno per giorno, alla politica parlamentare, di corridoio, d’intrigo, alle questioni parziali e quotidiane che si pongono all’interno di una struttura già stabilita per le lotte di preminenza tra le diverse frazioni di una stessa classe politica.

Nanopolitica. Ed ora stiamo per entrare in quella che che possiamo definire la "nano politica" nazionale. E' curioso ma questo passaggio, che indubbiamente assomiglia ad una retrocessione è apprezzato, è votato in massa. Pochi si rendono conto che esso vuol dire un'esacerbato individualismo (che induce ognuno a mettere i suoi interessi privati al di sopra di qualsiasi interesse pubblico), il privatismo (ossia la convinzione che lo Stato è sempre un cattivo gestore e che dunque tutto deve essere lasciato al “libero gioco” del mercato),insomma una politica di "campanile" nella errata convinzione che, dopotutto, per le questioni importanti esiste pur sempre la tanto criticata Europa.

Ma non dimentichiamoci che siamo in un’epoca neoliberale e non c’è quindi spazio per un ampliamento dei (benché limitati) diritti sociali. Siamo davanti a un aperto tentativo, purtroppo grandemente riuscito, di eliminare questi diritti, di decostruire e negare le riforme già conquistate, la sanità pubblica, la previdenza sociale, le leggi di protezione al lavoro, che ha come scopo la pura e semplice restaurazione delle condizioni proprie di un capitalismo "selvaggio", dove si debbono rafforzare senza freni le leggi del libero mercato. Esiste, esisterà un quarto stato della politica? 

Questo non si può proprio immaginare però potrei pensare che se l'anarchia è per le persone intelligenti, la dittatura per i popoli ingovernabili, la democrazia per i paesi civili, l'Italia forse è esclusa dalla prima e dalla terza ipotesi.

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