1 apr 2013

ORTODOSSIA A 5 STELLE

La serietà non è una virtù. Sarebbe un'eresia, ma un'eresia molto più giudiziosa, dire che la serietà è un vizio(Gilbert Keith Chesterton) 

Normalmente intendiamo come ortodossia l'insieme dei comportamenti individuali e collettivi che rispecchiano la più rigorosa fedeltà ai principi di una religione, di un'ideologia, di una dottrina, di una politica: e' il complesso dei princìpi basilari per i quali si richiede una adesione totale e intransigente alla norma riconosciuta, alla prassi consolidata.

Nel mondo delle grandi dittature del XX° secolo (nazismo, fascismo, socialismo reale) ortodossia significava obbligo per colui che tenesse alla propria carriera e fors’anche alla propria vita, da un lato di riaffermare in ogni occasione pubblica e privata il culto della personalità del capo e dall’altro di citare come mantra gli slogan canonici, infallibili nel manipolare il comportamento delle masse.

Ma che bisogno c’è di ortodossia per politici che operano in paesi democratici?  Una prima chiave di lettura è infatti quella per cui l’ortodossia risulti espressione della cosiddetta “logica del gregge”, vecchia quanto il mondo, oppure la si possa considerare come strumento principale per imporre le proprie idee in carenza di adeguati strumenti culturali o in mancanza di una confacente preparazione politica e culturale. In questo caso è duro rendersi conto che il mondo della politica, il quale dovrebbe essere educato in modo severo al senso del civico servizio al cittadino, dimostri oggi un bisogno d’ortodossia così spiccato.

Eppure Il fenomeno, che a questo punto si identifica come neoortodossia, è rinato ed è in crescita. Più o meno viene di nuovo utilizzato come "modus operandi" dalle varie formazioni politiche dell'uno o dell'altro versante e probabilmente sarà il tratto distintivo della ormai prossima terza repubblica. Una cosa impressiona: l'uso estremo e spregiudicato di questo strumento ha portato il movimento 5 stelle, che fino a ieri amministrava qualche comune ed era entrato in una manciata di consigli regionali, a godere di un incredibile consenso, fino a ritrovarsi ad avere in mano le sorti del futuro governo. Lo strumento,del tutto innovativo, strettamente ortodosso e tendenzialmente unidirezionale, utilizzato per la diffusione dell'ideologia movimentista, è stato il web.

Il loro blog, tramite post scritti di proprio pugno o contributi selezionati dallo staff, dà voce solo alla comunicazione del leader permettendo commenti, ai quali non seguono praticamente mai adeguati riscontri. Ma oltre a questo aspetto, che propriamente democratico non è, esiste la difficoltà per le persone comuni, per la maggioranza della gente, di riuscire a capire cosa esce dai loro "metup" ovvero dal loro servizio di "social network" che ha lo scopo di facilitare l'incontro di gruppi di persone e che consente ai membri di consultarsi su argomenti di comune interesse.

Sicuramente escono concetti importanti per la vita democratica del paese ma non posso fare a meno di citarne alcuni, tipo "Siamo la Rivoluzione Francese senza la ghigliottina: ci sta guardando tutto il mondo" oppure, riferendosi ai parlamentari della repubblica "Ci vuole un primario, un neurologo, per capire queste persone qui" e ancora appellare i consulenti,indubbiamente di grande calibro chiamati dal presidente della repubblica per contribuire alla risoluzione della crisi, "badanti della democrazia" e così via a seguire con improperi e vaffa....a ruota libera.

Che valore dare a queste frasi, spesso in contraddizione fra loro, generiche al punto di non voler dire quasi nulla e pertanto reputate buone per tutte le occasioni? Esse a mio avviso rappresentano la soddisfazione del bisogno di ortodossia che attanaglia coloro che non conoscono, coloro che non sanno, coloro che purtroppo improvvisano tragicamente una nuova e inesplorata funzione: quella di rappresentare in parlamento gli interessi di noi tutti.

Che senso dare a tutto ciò? Sarà un bene o un male? O si tratterà forse di un male che maschera un bene? Qui si pone un interrogativo rispetto al quale si possono dare parecchie risposte, ma una cosa è certa: tra i flutti tempestosi dove il nostro paese attualmente si trova occorre ragionevolezza, qualità dell'agire con equilibrio e buon senso, fondatezza e legittimità.

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