23 ago 2013

LA CAIMANA

"Devo ribadire nel modo più categorico che non ho mai preso in considerazione l’ipotesi di candidarmi in politica. Mi auguro che di questa ulteriore smentita prendano atto quanti continuano ad attribuirmi un’intenzione che non ho mai avuto."  (M.Berlusconi)

E' uno strano agosto quest'anno, stiamo assistendo in diretta  al trapasso di Silvio Berlusconi. Le scorse  estati la fabbrica del berlusconismo ci regalava indegnità a ripetizione: bunga bunga, Apicella, Topolanek, bandana, Noemi, il vulcano che eruttava per gli ospiti, la fabbrica di cioccolato. Uno spettacolo unico, abietto, ignobile, unico al mondo.

Oggi siamo al gran finale, ora è davvero finita, ora tutti i nodi (anzi i nudi), vengono al pettine. Berlusconi ormai non sa più dove sbattere la testa asfaltata e catramata,  come leader non c’è già più anche se (ahimè)....rimarrà, ma solamente dietro le quinte. E a settembre, cosa succederà? Probabilmente Nulla. Qualcuno regalerà a Berlusconi un Alka-Seltzer per digerire l’impossibilità della sua agibilità politica. Non ci sono ne grazie ne amnistie che possano salvarlo ed è finita un’epoca.

Ma la dinastia Berlusconi va avanti. Come i Bush, come i Kennedy, gli anni ottanta hanno infatti sancito il culto del leader personalistico e la fine del partiti aperti con i leaders nominati tramite libere elezioni. L'importanza della leadership politica e la convinzione che  la medesima si erediti quasi per via dinastica presuppone  la più volte ventilata discesa in campo  della primogenita di Silvio: Marina Berlusconi.

Cerone, faccia deturpata dalla chirurgia plastica, tacchi alti (siamo sicuri che non sia sempre lui con una parrucca?) la metastasi di nome Marina dà inizio  all’era in cui il disgusto degli italiani, e quello mondiale, arriveranno ai massimi storici, dovendo subire sempre più frequentemente entrambi i loro brutti ceffi con ogni modalità mediatica e le loro imposizioni. E’ evidente che il partito/azienda del pregiudicato Silvio Berlusconi, continuerà ed essere governato da lui, vincolato alle sue sole volontà. La brutta donna che ne porta il cognome è solo il suo malefico alter ego fascista e sovversivo che serve, a quella poltiglia di senza dignità, per giustificare la loro nociva presenza nelle Istituzioni.

Che schifo di “dinastia”; una gang amorale, espressione della peggiore Italia e del peggiore elettorato malato, infame e complice, che vuole un paese governato da mafia, eversione, piduismo, fascismo e ogni sorta di illecita attività. Il suo nome è una sorta di brand, come se fosse l’erede naturale a quel “trono” politico che il padre rischia di lasciare vuoto e potrebbe essere proprio lei a guidare il ritorno di Forza Italia, la vecchia creatura politica del padre. E non mancano i pareri favorevoli provenienti dalla corte pidiellina come quello della Santanchè che ha dichiarato
"sarei contenta se per questo giro ci fosse ancora il presidente Berlusconi, ma Marina mi va benissimo. Non solo perché è donna e questo Paese ha bisogno di più donne, perché hanno il coraggio di parlare come mangiano, e poi sarei entusiasta di una donna con le capacità di Marina"
«Non mi arrendo e non mi arrenderò mai», ha più e più volte ripetuto ai suoi fedelissimi in queste drammatiche giornate il cavaliere, e poichè  la cassazione  farà di lui un leader in cattività, sarà disposto a cedere il posto solo a sua figlia. Innanzitutto questo gli consentirebbe di competere lo stesso, in qualche modo, alle prossime politiche, lasciando il suo cognome nel simbolo della scheda elettorale (Berlusconi Presidente). Quindi  l’unico mezzo per il Cavaliere di restare sulla scena è lasciare il partito all’amatissima primogenita Marina, che non a caso è stata la prima dei figli ad arrivare a Palazzo Grazioli, precipitandosi a Roma per la riunione dei big del partito.

E così, anche se Marina non sembra scalpitare per ricevere l'investitura ufficiale, fin da settembre potrebbe traslocare da Segrate a San Lorenzo in Lucina, nuova sede del partito. Il restyling del Pdl, infatti,  in questi giorni è l’ammazzastress preferito dell’ex premier per sentire di meno il peso della spada di Damocle che pende su di lui dal palazzaccio. E' proprio vero l'antico detto: al peggio non c'è mai fine.

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