12 nov 2013

DELINQUENZA E COLLETTI BIANCHI

A volte non contrastiamo più i criminali che delinquono ma cerchiamo di contrastare coloro che si oppongono ad essi.

Quando parliamo di delinquenti parliamo ovviamente di coloro che hanno violato le leggi. Ma non sono criminali solo coloro che compiono reati più o meno gravi, oggi il crimine sovente ha una natura più sofisticata, più complessa, spesso sfuggente e impalpabile.  Quando si manifesta o non ce ne accorgiamo o lo sottovalutiamo: non si tratta infatti di consumare materialmente i reati ma di creare le condizioni favorevoli affinchè successivamente altri possano agevolmente commetterli. Per essere chiari se priviamo qualcuno di tutti i mezzi di sussistenza che gli consentono di vivere egli sarà costretto a rubare pur di soprvvivere ma, in questo caso, chi ha la maggior responsabilità del furto, chi lo ha costretto a rubare o chi ha materialmente rubato?

Questo comportamento tende ad essere poco visibile, nascosto e spesso coloro che si atteggiano a strenui difensori della legalità poi in realtà, dietro la facciata, adottano simile condotta. E' una delinquenza, diciamo così, cerebrale, mai d'impulso ma lungamente premeditata e frutto di accurato studio e pianificazione. Nell'ambito della politica, dell'economia, della finanza, della burocrazia e dell'ideologia si verifica un'alta possibilità che esista questo tipo di delinquenza, una delinquenza intellettuale.

Delinquenza politica. La particolare predisposizione a delinquere che ha caratterizzato l'insieme della maggioranza degli uomini politici italiani proviene essenzialmente dall'ambiente culturale di cui sono espressione e non da fattori di ereditarietà. Molti degli uomini politici coinvolti in attività di delinquenza di stato e di partito sono individui integerrimi sul piano personale e familiare ma che hanno adottato nei rapporti sociali una doppia morale, una da applicare ai membri della propria tribù ed un'altra per tutto il resto del mondo. In questo caso, la doppia o anche la tripla morale è stata dunque più o meno consciamente adottata come giustificazione etica al loro comportamento politico.

Il pricipio della doppia morale permea tutte le attività di questi nostri rappresentanti che, a fronte di una sbandierata e incorruttibile esistenza, quando non sono più sotto i riflettori della pubblica opinione si destreggiano orgiasticamente tra svaghi erotici di ogni tipo circondandosi, come novelli satrapi, di una corte interessata esclusivamente ai loro favori. Ma non solo. Per essi vale esclusivamente il proprio tornaconto e, in base a questo principio di duplice morale, fanno si che siano approvate leggi, leggine e decreti con il dichiarato scopo di soddisfare le esigenze politiche della collettività nazionale ma che in realtà sono state concepite per recare vantaggi solamente a loro e ai loro accoliti.  E allo stesso modo si comportano le cosidette "lobby", ovvero quei gruppi trasversali di potere che agiscono sul nostro scenario politico.

Delinquenza finanziaria. La finanziarizzazione dell'economia, teoria che negli ultimo anni ha prevalso nel "management" economico del paese, agisce in osseguio alla regola aurea che il più forte mangia il più debole mentre considera come ultime priorità la protzione delle categorie più fragili come i giovani, i poveri, gli anziani, i disoccupati, gli ammalati. Quando si parla di capitalismo finanziario, contrapposto al capitalismo industriale o produttivo votato alla creazione di beni fisici e servizi, ci si riferisce in particolare alla concentrazione di potere e risorse nelle mani di pochi imprenditori, che possiedono le imprese industriali più note e importanti, nonché al capitale bancario controllato da un numero esiguo di grandi istituti. Sono i veri depositari del potere che si traduce nella egemonia della finanza sul capitale produttivo oltre che sulle sovranità nazionali.

Questi soggetti considerano tutte le fonti, tutti i mezzi liquidi o facilmente liquidabili dell'intera economia a loro disposizione al fine di dotarsi di una inponente massa di denaro da impiegare per la produzione di interessi da intascare o da reinvestire. Tali pratiche, legate al mondo della speculazione, vengono spesso considerate una delle cause principali della crisi economica internazionale iniziata tra il 2007 e il 2008 e che tuttora prosegue.

Burocrazia criminaleDio ci scampi dalla burocrazia. Si dice come una burocrazia efficiente sia la più grande minaccia alla libertà e che l'unica cosa che ci salverà dalla stessa burocrazia sia la sua inefficienza. E' vero. La presenza infatti di un apparato burocratico nel pieno delle sue funzioni si traduce per l'utente che deve rivolgersi a questa organizzazione in accertamenti di ogni tipo, lunghissimi tempi di attesa, fogli e comunicazioni mai arrivate, ritardi e carenze di ogni tipo. Una specie di defatigante iter amministrativo dove per arrivare al traguardo finale occorre un buon rapporto con la tecnologia e in special modo un conoscente "ammanicato" con i funzionari preposti al fine di definire in via amichevole le pratiche.

Le radici della cattiva amministrazione, della burocratizzazione intesa in senso deteriore, risiedono nella pretesa dei molti funzionari di limitarsi ad "applicare" le norme. Così facendo essi esercitano quello che credono essere il loro potere, un potere altrimenti illusorio e mistificante, in maniera nconsapevole e comunque non finalizzato alla risoluzione dei problemi. La risoluzione di questi problemi, di competenza della stessa amministrazione e ragione stessa della sua esistenza, sono il più delle volte demandati ad un supino adempimento delle disposizioni ricevute dall'alto. Insomma nel nostro contesto nazionale l'unico scopo della burocrazia sembra risiedere nella conduzione degli gli affari dello Stato nella peggior maniera possibile e nel più lungo tempo possibile, soprattutto senza arrivare mai, in funzione dei propri errori, ad autocorreggersi.

Delinquenza ideologica. Sappiamo come le grandi ideologie del nel XX secolo abbiano alla fine prodotto solo immani tragedie. Ma se pensiamo essere le ideologie quel complesso di credenze, opinioni, rappresentazioni, valori che ci orientano allora non sono scomparse. Anzi. In questo neonato XXI secolo siamo tutti sempre più permeati dall'ideologia del danaro. In taluni ambienti si afferma come il denaro sia "sterco del demonio" ma nella società delle merci, il denaro, oltre che come valore primario generale nella struttura sociale, diventa anche il mediatore simbolico principale per l'acquisizione del potere economico e per il consolidammento dei legami sociali che intercorrono tra gli individui. Siamo così abituati al condizionamento costante del denaro che ogni cosa dipende da lui, tutto il tempo deve essere dedicato a lui, l'intera esistenza deve essere sacrificata per lui e diventa quindi naturale considerarlo come un bene, anzi come il bene primario. 

Quando si è ossessionati dalla sua acquisizione, dal suo possesso, dalla sua custodia, difesa ed amministrazione, se ne diventa schiavi tali da perdere il vero significato della propria vita. Questa ideologia fa del profitto la regola esclusiva e il fine ultimo di ogni nostra azione per cui ne diventiamo talmente impregnati da determinare il valore di sè stessi e degli altri solo in base di quanto danaro si abbia a disposizione. Tutto questo però non ci ha reso migliori: la continuo rincorsa al profitto e all'accumulo di danaro porta con sè una somma di aggressività, di ansie, di imsoddisfazioni e di insicurezze per tutta la giornata, dal momento in cui alla mattina ci svegliamo fino a quano andiamo a dormire, senza contare l'insonnia, i ricorrenti icubi notturni e il senso di insoddisfazione se non quello di "avere fallito" per tutti coloroi che non riescono a perseguire i propri loro personali obbiettivi economici.

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