15 apr 2013

CARE COMPAGNE, CARI COMPAGNI

Chiamare qualcuno compagno significa attribuirgli non solo una convinzione politica ma riconoscergli un valore di umanità, onestà, generosità, attendibilità, che nessun altra parola può esprimere con uguale compiutezza. (Don Andrea Gallo)

Passeggiando per le strade della putrescente e decrepita capitale puoi incontrare di tutto, sicuramente ti ferma qualcuno con uno sbrigativo "a fratè, c'hai 'na piotta?" (trad. fratello, mi dai un euro?) oppure un ammiccante "a morè, me dai na siga?" (trad. signore, mi offri una sigaretta?) e così via, però alcuni giorni fa ho fatto uno di quegli incontri che lasciano il segno, un segno molto rilevante. E' stato davanti ad un supermercato quando un giovane in jeans e camicia bianca con un fascio di giornali sul braccio mi ha fermato sorridendo  mi ha domandato "compri Lotta Comunista, compagno?" Ho avuto un sussulto: ...COMPAGNO ?!?!...

Una vita, un tempo infinito, un'eternità nella quale non ho più sentito ne usato ne abusato di questa parola. Personalmente non ci avevo mai fatto caso, ma ora mi domando perchè è accaduto ciò. E' una parola passata di moda o forse la gente si vergogna di pronunciarla? Eppure è una parola bellissima: deriva dal latino "cum panis" e accomuna coloro che mangiano lo stesso pane, coloro che  condividono l’esistenza con tutto quello che comporta, gioia, lavoro, lotta e sofferenze ed è chiara l'origine religiosa di questa parola poichè il pane condiviso, che rende compagni, sarebbe quello della comunione ovvero il corpo di Cristo.

Nessuna parola ha mai racchiuso come questa il significato ideale della solidarietà e dell’appartenenza, l’aspirazione all’uguaglianza, l’impegno a battersi per una società più giusta e conservo ancora ancora nella memoria e nel cuore il sogno di quegli anni in cui la frase "Care compagne, cari compagni" ti faceva sentire come a casa e apriva sempre le assemblee, i comizi, i raduni sui luoghi di ritrovo. Purtroppo questa allocuzione, che anche i giovani del PD si rifiutano di utilizzare, è diventata proprietà privata di una parte politica oramai praticamente cancellata dalla storia e l'abbiamo sostituita con la parola più attuale e meno impegnativa di "democratico".

La parola compagno, se pronunciata oggi, è perfino capace di suscitare polemiche e con la sua scomparsa sono venuti a mancare tutti quei concetti di lotta, di solidarietà di classe, di giustizia sociale con i quali intere generazioni di cittadini si sono formate e ogni ricordo, ogni simbolo, ogni memoria di quella tradizione è stato rimosso.

Dunque oggi siamo tutti democratici, facciamo parte integrante di una democrazia anche se mi sembra che essa stessa sia più propriamente una malattia degenerativa che dobbiamo curare, non come se fosse un fatto politico, ma come se fosse un gravissimo virus morale di cui vanno trovati i vaccini, attraverso la cultura, la parola, la testimonianza.

Nel frattempo continuo a camminare e mi accorgo che non mi sono fermato a parlare, ormai il ragazzo è indietro e sta già fermando qualche altro passante: "Lotta Comunista, compagno?" Sorrido e lo lascio al suo impegno e alle sue suggestioni. Certe idee sono dure a morire, ma siamo sicuri che sono poi destinate e morire? Mi guardo indietro, guardo il ragazzo in camicia bianca e allora....buon lavoro compagno!

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