12 giu 2013

ACCIDIA

I momenti d’ozio sono intervalli di lucidità nei disordini della vita. (A. Bierce)

La mattinata macinava via le sue ore una dopo l'altra senza neanche il più piccolo segnale di avvertimento su come il tempo, con noncuranza, divorasse se stesso e tutto ciò che soggiacesse alle sue spietate regole. Stavo seduto su un muretto del lungomare, preoccupantemente immerso in uno stato di totale inerzia del vivere mentre, in una specie di malinconico torpore, una incredibile fannullaggine mi pervadeva. Guardavo la gente passare. Non notavo differenze, in tutto quel flusso, ognuno era uguale all’altro: camminavano di fretta, o lentamente, chi da solo, chi accompagnato, chi in bicicletta, chi con un bastone. Ma non c’era differenza, in tutto quel camminare, o meglio, non c’era nè meraviglia nè consapevolezza della propria esistenza dentro i passi di quella gente.

Pensavo oziosamente, ma ero già stanco ancor prima di elaborare il pensiero, che non aveva senso chiedersi certe cose, così come non aveva senso fissare la gente passare, né c’era un senso in quella gente che passava. Non avevo un senso, forse, nemmeno io.

La gente continuava a passare; alcuni mi guardavano, curiosi. Mi chiedevo se ci fosse qualcosa di inconsueto nello stare seduti su un muretto di marmo, di fronte al mare di una spiaggia pubblica a guardare la gente passare. Mi chiedevo se era strano in sé, o se ero io ad essere strano, anche agli occhi della gente che passava , anzi che scorreva , che fluttuava.

Dall'angolo visuale di chi pensa che si debba sempre fare, desiderare, meritare, conquistare qualcosa, insomma di chi si ritiene alacre, attivo, dinamico, questo mio atteggiamento doveva sembrare a dir poco peccaminoso, eh si, rientrava tra quelli che pomposamente si chiamano "i sette peccati capitali" ovvero l'accidia. E da stamattina ne sono piacevolmente e totalmente immerso.

Alla pratica dell'accidia occorre molto narcisismo e una capacità infinita di autoassoluzione. Essa è simile al desiderio di libertà, sa inventare pretesti innumerevoli, esige spazi, dilazioni, comprensione da tutti: l'accidia chiede dedizione, è un abbraccio mortale.

Dunque, acquisita la consapevolezza che per oggi sono un accidioso, non resta che prenderne atto e comportarmi di conseguenza. Scelgo pertanto di non prendere iniziative, di lasciare le cose come stanno nella convinzione che non c'è nulla per cui valga la pena di agire e di impegnarsi. Insomma se siamo costrettI continuamente a scegliere, il non agire sembra essere l'ultimo rifugio della saggezza, un modo di non sbagliare, in definitiva di salvarsi.

A questo punto mi accorgo che stavo scivolando progressivamente e inarrestabilmente sulla china del pessimismo esistenziale per il quale decido che non vale assolutamente la pena di arrovellarsi l'animo. E allora, il momento è magico, lascio che prendano piacevolmente il sopravvento su di me l'ignavia, l'indolenza, l'inoperosità, per oggi va bene così, domani chissà.

****************************************************

C'è un altro post che potrebbe interessarti. Se vuoi leggerlo clicca qui.