5 ott 2013

SI SALVI CHI PUO

Il pastore cerca sempre di convincere il gregge che l'interesse delle pecore ed il proprio siano gli stessi. (Stendhal) 

Ingrata patria, non avrai le mie ossa. Secondo le antiche memorie, il grande condottiero Scipione l' Africano avrebbe ordinato, prima di morire, che detta frase venisse incisa sul suo sepolcro. In questo modo, dopo essersi ritirato nella sua villa in Campania, intendeva vendicarsi per essere stato citato in giudizio dai tribuni della plebe, i quali lo accusavano di non avere reso conto allo Stato dei 500 talenti ricevuti da Antioco III, re di Siria, che i Romani avevano sconfitto nel 190 a.c.

Come si vede l'abitudine di impossessarsi delle risorse pubbliche da parte dei potenti non è cosa nuova e la storia è piena di casi simili. L'oggetto quindi delle ultime vicende giudiziarie che tanto hanno appassionato la pubblica opinione non deve meravigliare più di tanto. Però coloro che in precedenza hanno portato avanti questo comportamento in barba alle leggi esistenti, dopo aver consumato la malefatta hanno sempre avuto il buon gusto di sparire, di non comparire più al cospetto dei loro simili che avevano sostanzialmente depredato.

Ma oggi si verifica un fatto inusitato, colui che comprovatamente ha frodato il fisco facendo tesoro di capitali sottratti alla collettività non solo si sottrae al pubblico ludibrio, anzi gli viene concesso di concionare dagli schermi delle tv nazionali e di tenere veri e propri comizi pubblici. Si vanta pubblicamente del suo operato indicando agli inebetiti spettatori questa nuova via per ottenere vantaggi economici e suscitando così la voglia di emulazione. Ovunque, nel nostro mondo, chi delinque e viene condannato in via definitiva deve, volente o no, scontare la pena. Ma nel nostro caso questo non si verifica, non si verifica cioè che i carabinieri o le forze dell'ordine bussino a quel portone di Arcore per accompagnare il reo, colui che per molti fu il loro "conducator", a scontare la pena inflitta.

Il canto del cigno. Personalmente non utilizzerei il termine "cigno" ma quello di "anatra zoppa" che mi sembra più adatto alla bisogna. E' comunque di un'antica leggenda il fatto che prima di morire il cigno intoni il suo canto più bello. Ma nel nostro caso non ci giunge alle orecchie un soave canto ma solo becere urla e strepiti, contorcimenti lessicali, contorsionismi politici, tentativi di capovolgere la realtà, una inusitata logica innocentista, incredibili giustificazioni di fatti delinquenzuiali compiuti sulle spalle dei propri connazionali. Siamo alle ultime tristi battute, siamo alle cosiddette comiche finali. Il cigno canta, anzi, l'anatra sproloquia dallo scranno senatoriale che fu di illustri statisti, di uomini fatti di ben altra pasta e che non può più occupare: ormai la sua indegnità morale risulta nota a tutti.

Il re è morto, viva il re. Erano le parole di rito con le quali l'araldo della vecchia monarchia francese annunciava per tre volte al popolo la morte del sovrano e l'avvento al trono del successore a garanzia, mai interrotta, della casa reale. Ora il re di cui parliamo, il monarca assoluto del suo popolo, il campione del liberismo nazionale non è morto (parlo di morte politica ovviamente) ma è moribondo e in questo caso tra i suoi seguaci ci si affretta a garantirne la continuità dinastica. Si riflette sulle norme di successione mentre in realtà si cerca affannosamente un re più forte (perché non ancora morente) di prima, più volte infatti la morte di un re ha salvato la dinastia. La posta in gioco é alta: occorre trovare chi possa, con tutto il sostegno del suo popolo, guidare con successo la rivincita magari all'interno di questa stessa legislatura, in un nuovo governo.


I panni sporchi si lavano in famiglia. Il re muore e poi risorge subito nel suo successore perchè è la monarchia: la famiglia reale come dinastia e istituzione è eterna. E' poi evidente, in questo travaglio, l'inopportunità di portare a conoscenza di estranei tutto ciò che potrebbe esporre la casa regnante, come è già accaduo, a critiche ed anche a disonore. E dunque i candidati a sedere sul trono sono pochi, anzi sono tre: Piersilvio, Barbara e Marina Berlusconi dove quest'ultima sembra attualmente prevalere (vedasi mio precedente post e clicca qui oppure qua ).

Quello che più fa ridere e sbigottisce è la passiva e anzi adorante accettazione dei seguaci del cavaliere circa la probabile decisione di mettere una sua figlia, Marina, alla guida del partito. Sbigottisce però e crea allarme dover constatare che su un tale familismo (per leggere un precedente post sul familismo clicca qui) non ci trovi nulla da ridire nessuno dei suoi fans, compresa la massa di deputati e senatori eletti in Parlamento, alcuni dei quali sono anche ministri. Tutto ciò sbigottisce e crea allarme perché è indice di una subalternità che non ha nulla non solo di politico, ma neppure di civile.


Uno e trino. Quando un sovrano esce dalla scena politica , come spesso già è accaduto nella storia, il più delle volte il suo regno non mantiene più quella compattezza ed unità garantita dall'autocrate monarca, ma tra i suoi luogotenenti si manifestano immediatamente ambizioni a lungo represse e appetiti di diversa natura poichè il potere, infatti, fa gola a chiunque. In questo caso il grande contenitore politico denominato PDL, che rappresentava il regno incontrastato del cavaliere, dà segni inequivocabili di sfaldamento tali da far intravedere all'orizzonte la formazione di tre aree che tenteranno di acquisire autonomia e riconoscimento. Sembra di individuare in questo processo embrionale un'area tipicamente di detra, ortodosa e assai vicina alla lega (Forza Italia con i "falchi" del PDL), un'area popolare e laica simile al PPE (con Alfano e le "colombe" del PDL) ed infine un'area laico/cattolica ispirata dai principi della vecchia DC (Formigoni, Rotondi, Casini con altri "centristi" attualmente non schierati).


Il lupo perde il pelo.....ma poi lo ritrova. Diventeranno queste aree dei gruppi autonomi e quindi dei partiti connessi dal collante del berlusconismo ma indipendenti tra di loro nella spartizione delle poltrone e quindi del potere? I prossimi sviluppi della "saga" berlusconiana saranno illuminanti e chiariranno se queste indistinte pulsioni avranno un seguito e ricordiamoci che, se anche il colpo subito dal cavaliere ad opera della magistratura è molto forte tale da farlo barcollare, in certi casi, come si suol dire, "il lupo perde il pelo ma non il vizio". A buon intenditor..... 

*******************************************************
Esiste un post che potrebbe interessarti. Se vuoi leggerlo clicca qui.